Sul caso Facebook – Cambridge Analytica
Intervista a Luigi Mazzella
di Antonio Pileggi
D. Il mondo dei social è in subbuglio. Sull’uso di Facebook dei dati ottenuti dalla Società Cambridge Analytica si è aperta una querelle dalle conseguenze imprevedibili. Tutti sono contro Mark Zuckerberg. Wall Street ha fatto precipitare del 7% il titolo Facebook quotato al Nasdaq. Una senatrice democratica, Amy Klubocar, ha chiesto la convocazione del giovane imprenditore, davanti alla Commissione Affari Giudiziari. Che cosa ha suscitato una tale tempesta che sembra si stia propagando anche in Gran Bretagna?
R. L’attacco a Facebook ha già avuto le sue vittime, interne alla società: è saltato il responsabile per la sicurezza dei dati, Alex Stamos, costretto dalla dirigenza a lasciare l’incarico. Il problema che si agita risulta ben chiarito nei suoi termini essenziali. Cinquanta milioni di profili Facebook sarebbero stati “messi al servizio” della campagna elettorale di Donald Trump. Secondo fonti inglesi un team assortito in vario modo avrebbe tentato di favorire la campagna per la Brexit. Il tutto nascerebbe dall’intuizione di Steve Bannon circa le possibilità della Rete di condizionare i giudizi degli elettori o dei votanti in generale in qualsiasi circostanza.
D. Uno scontro, in buona sostanza, politico, allora?
R. Certamente. Una vera e propria guerra, non ufficialmente dichiarata, ma sotterraneamente combattuta, dal sistema mass-mediatico, sorretto, finanziato e indirettamente gestito dalle Centrali Finanziarie di New York e di Londra contro il potere crescente dei social saldamente nelle mani di un’altra ristretta oligarchia di tycoon informatici (Bill Gates, eredi di Steve Jobs, Zuckerberg e altri).
D. Quali sono i termini della contesa?
R. Con la conquista dei giornali e delle radiotelevisioni diffuse in tutto il mondo Occidentale, le élite finanziarie e industriali tradizionali ritenevano di aver raggiunto una forma monopolistica di detenzione delle fonti informative, così esclusiva da essere in grado di condizionare gli umori popolari e di dirigere il consenso verso determinate forze politiche in date congiunture storiche. Gli establishment britannici e statunitensi, anteriori alla Brexit e all’elezione di Donald Trump si erano giovati enormemente del favordel mondo finanziario e delle grande industria. Con Internet, si è verificata una profonda trasformazione di quell’assetto politico-finanziario-industriale che sembrava consolidato. Attraverso i social forze della protesta antisistema insieme a molte voci della popolazione minuta si sono imposte all’attenzione degli elettori e ottenuto risultati come la Brexit in Inghilterra, l’elezione di Donald Trump negli Stati Uniti d’America, di Sebastian Kurz in Austria e uno strepitoso successo del Movimento Cinque Stelle in Italia.
D. In pratica, la Democrazia ha trovato un canale per difendersi dalle insidie quotidiane della coalizione: Potere finanziario- sistema mediatico?
R. Esattamente, ma ciò non piace a chi si era abituato a non dover fare più i conti con gli umori popolari. Non è un caso che il report della Banca J.P.Morgan Chase suggeriva ai politici-burattini, catapultati, sull’onda di improvvisi e repentini consensi, ai governi dei Paesi dell’Unione Europea di attenuare l’anti-fascismo delle Costituzioni dei loro Stati.
D. il 14^ rapporto del Censis dello scorso ottobre sulla comunicazione (I media e il nuovo immaginario collettivo), realizzato in collaborazione con Facebook, Mediaset, Rai, TV2000 e Wind/3, ha messo in evidenza 10 anni di significativi cambiamenti nell’accesso e nella fruizione della conoscenza. Il grande ampliamento degli impieghi di internet, la “personalizzazione dell’impiego dei media”, la prassi comune del disvelamento del sé digitale, la “divaricazione del solco tra élite e popolo”, sono alcuni degli importanti cambiamenti messi in luce dal Rapporto. Tutto ciò costituisce la vera preoccupazione degli attuali occupanti dei palazzi del potere e di chi finora li ha sostenuti in vario modo?
R. Certamente e la violenza a tutto campo dell’attacco, dai mass-media tradizionali (stampa e radiotelevisione) alla Borsa (caduta delle quotazioni dei titoli relativi ai social) dimostra quale sia la portata dello scontro in atto, Una lotta titanica si sta scatenando per la vera e sostanziale conquista del potere nel Mondo Occidentale. L’alta Finanza e la grande Informazione vedono sfuggire “il giocattolo” dalle loro mani e la reazione è proporzionata alla posta in gioco. L’attacco a Facebook è solo la prima battaglia di una guerra che minaccia di essere molto lunga.
D. Ultima domanda: Lei, che è anche vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale, ritiene che, innanzi alle grandi forze che pretestuosamente si muovono per limitare le libertà nell’uso dei social, il singolo cittadino italiano sia sufficientemente tutelabile in base a quanto prevede l’art. 21 della Costituzione?
R. Non credo che il problema possa essere risolto dall’articolo 21 della nostra Costituzione che pure ha un contenuto ampio e contempla e, quindi, tutela “ogni mezzo di diffusione del pensiero”. E ciò, indipendentemente dal fatto che il problema è di carattere mondiale, non italiano. La contesa si svolgerà sul piano non individuale e soggettivo ma delle possibili Fake-news diffuse dai mass-media tradizionali circa un asserito utilizzo dei social per fini politici (soprattutto: alterazione profonda delle modalità delle battaglie elettorali) che punteranno direttamente a suggestionare l’opinione pubblica generale. Indubbiamente, Internet ha aperto una strada alla democrazia che il potere economico riteneva di avere definitivamente sbarrato con l’acquisizione, a livello del mondo Occidentale, presso che totale della stampa e della radio-televisione (che riusciva a imporre leader politici-fantocci, graditi e servili). I risultati della grande rivoluzione informativa sono già evidenti. La protesta ha prodotto notevoli effetti nei due Paesi Anglosassoni e comincia a produrne in Europa. La resistenza dei social è resa difficile dalla poca sensibilità della gente a cogliere la vera essenza dei problemi che i mass-media tradizionali prospettano; naturalmente dal loro interessato punto di vista. Il risultato della guerra, però, è tutt’altro che scontato.
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