Un ponte tra passato, presente e futuro?
L’Italia sta vivendo una lunga notte nella quale tutto è diventato precario, dalle libertà dell’individuo alla dignità del lavoro umano, dalla certezza del diritto alla sicurezza della convivenza sociale, dalla stabilità dell’ordinamento Costituzionale alle singole istituzioni.
La corruzione è dilagante. In proposito, basta ricordare che il Parlamento italiano ha insabbiato per un decennio la Convenzione di Strasburgo del 1999 per la lotta alla corruzione.
Scuola, ricerca e università sono stati oggetto di tagli e involuzioni in danno del percorso virtuoso che è iniziato fin dalle origini dello Stato liberale nel XVIII secolo. Il sistema scolastico, sopravvissuto al ventennio fascista, è progredito particolarmente dopo l’entrata in vigore della Costituzione repubblicana. Si consideri, al riguardo, il fenomeno dell’espansione scolastica accompagnata dal miracolo economico della fine degli anni ’60 del 1900. Nei nostri tempi, invece, abbandoni e dispersione scolastica compromettono la crescita culturale e il futuro dell’Italia.
Senza che ci sia stata una guerra con bombardamenti e carri armati, siamo stati fatti sprofondare in una crisi istituzionale, sociale ed economica da dopoguerra. Il debito pubblico è sempre in aumento, la disoccupazione da record, la coesione sociale a rischio, il sistema fiscale è vessatorio ed improntato all’iniquità e al condono ricorrente.
Il sistema giustizia penalizza le vittime dei reati e mette il singolo cittadino e le imprese nell’incertezza di ottenere risposte di giustizia in tempi ragionevoli. Molti cittadini rinunziano a denunciare situazioni delittuose. Preoccupante è l’onnipotenza della criminalità organizzata.
La credibilità delle istituzioni è messa in forse dalla gestione clientelare della cosa pubblica. I partiti, organizzazioni di parte, pretendono di immedesimarsi nelle istituzioni. Queste ultime vengono considerate terreno di conquista anche attraverso leggi elettorali truffaldine.
Politicanti senza scrupoli, con la complicità di media asserviti, stornano l’attenzione dei cittadini dai problemi reali del Belpaese con diversivi interni e internazionali inventati giorno dopo giorno.
Si propagandano insicurezze e idee subdole per spingere i cittadini ad affidarsi ad un leader e al leaderismo. È la tipica propaganda rivolta a favorire formazioni politiche padronali, da una parte, e, dall’altra, a screditare il pluralismo delle idee e delle regole poste a presidio delle decisioni di organi collegiali e delle assemblee elettive. In buona sostanza si impedisce il metodo democratico di cui all’art. 49 della Costituzione. Di contro, si dà parvenza di democrazia partecipata agli autoreferenziali gazebo.
La XVII legislatura è stata caratterizzata da un Parlamento delegittimato perché dichiarato eletto con una legge incostituzionale e perché tenuto sotto scacco attraverso il ricorrente tentativo di sconvolgere l’ordinamento costituzionale fondato sul principio liberal-democratico della divisione dei poteri. Il tentativo è stato respinto grazie ad una massiccia partecipazione al voto dei cittadini italiani accorsi alle urne il 4 Dicembre 2016. Quasi tutti i partiti politici non hanno saputo cogliere appieno il significato della partecipazione al voto referendario ed hanno continuato a difendere o a rincorrere posizioni di privilegio come se nulla fosse accaduto il 4 dicembre 2016. La genesi e l’esperienza del governo Gentiloni ha allungato l’agonia di apparati di partito che hanno continuato ad agire come se fossero dei comitati elettorali pronti a formulare, senza dignità, promesse irrealizzabili con l’unico scopo di acchiappare voti utili ad occupare o rioccupare le pubbliche istituzioni. È stata spacciata per lecita e perdonabile ogni bugia purché detta in campagna elettorale e, di conseguenza, ogni politicante si sente in eterna campagna elettorale in barba ad ogni considerazione dell’etica della responsabilità. Anche il verbo “comandare” ricorre spesso sulla bocca di molti decisori politici e dei loro cortigiani che, come i costruttori di soffitte, pretendono di considerare senza importanza l’edificio della cultura politica sottostante ai processi di formazione della volontà nelle scelte riguardanti il governo della cosa pubblica.
Negli studi televisivi vengono “costruiti” sedicenti “capi carismatici” che hanno il solo “pregio” di dichiarare senza vergogna tutto e il contrario di tutto anche nella stessa giornata. L’agone politico spesso si svolge come se ci fossero i mercanti nel tempio. E in troppi intravedono nell’attività politica l’unico ascensore individuale per guadagnarsi da vivere o per arricchirsi.
La democrazia diretta e gli esiti referendari sono puntualmente traditi. I parlamentari sono scelti ad libitum dai capi partito e non dai cittadini attraverso decenti leggi elettorali. Si è persa di vista l’etica pubblica e molti cittadini sono indotti a credere che l’accesso ai palazzi del potere, a prescindere dal come il potere si consegua, sia la vera essenza della politica. La perdita della credibilità dell’impegno politico diventa perdita di credibilità delle stesse pubbliche istituzioni con conseguenze disastrose se si considera l’insegnamento di un noto filosofo: «L’esperienza di ogni uomo ricomincia daccapo. Soltanto le istituzioni diventano più sagge: esse accumulano l’esperienza collettiva e, da tale esperienza, da tale saggezza, gli uomini soggetti alle stesse norme non cambieranno certo la loro natura ma trasformeranno gradualmente il loro comportamento».
In un contesto caratterizzato dal cumulo di nefandezze al posto della saggezza, due forze politiche, il M5S e la Lega, all’appuntamento elettorale del 4 marzo 2018 hanno avuto una forte crescita di consensi grazie alla loro dichiarata contrapposizione (più o meno sincera) ad un sistema di potere in disfacimento. I loro orientamenti politici e le loro “promesse” elettorali sono prevalentemente di segno opposto. Purtuttavia le due formazioni politiche si sono accordate per costituire un governo perché insieme raggiungono i numeri di una maggioranza parlamentare.
A prescindere dalle nefandezze della vigente legge elettorale denominata Rosatellum, votata anche dalla Lega, la maggioranza numerica che si è insediata al governo del Paese è rappresentativa della maggioranza degli italiani che hanno effettivamente votato le due forze politiche.
Ciò è una novità rispetto a quanto avvenuto in passato. Infatti nell’ultimo decennio, compreso il periodo del renzismo che ha dominato la scena politica (e televisiva) per 4 anni, le maggioranze parlamentari rappresentavano maggioranze fittizie perché generate da trucchi elettorali rivolti a regalare premi elettorali ad una minoranza.
Sta di fatto che l’attuale accordo di governo fra M5S e Lega è un accordo di potere che trova il suo maggiore collante proprio nella permanenza in posizioni di potere. Tutto ciò, anche in considerazione del ruolo e degli impegni dell’Italia in campo europeo e internazionale, espone il Paese ai rischi tipici dell’accentuazione delle iniziative demagogiche e delle derive autoritarie.
Senza entrare nel merito di questo accordo, è da considerare che tutto ciò è avvenuto e sta avvenendo senza una presenza significativa delle tre culture politiche facenti capo al cattolicesimo democratico, alla socialdemocrazia e alla liberal-democrazia. I soggetti che hanno rappresentato finora queste tre culture politiche hanno dimostrato di essere incapaci di accreditare scelte strategiche alternative e di sicuro affidamento. Quello che si intravede è un tirare a campare in attesa che la ruota della fortuna favorisca il logoramento degli attuali detentori del potere oppure un farsi tirare a rimorchio dai vincitori di turno.
Ci saranno idee, visioni e passioni politiche capaci di aggregare persone disponibili a costruire ponti di cultura politica tra passato, presente e futuro?
È possibile mettere in moto tutte le energie capaci di elaborare un progetto politico sinceramente improntato ad una “visione” che abbia al centro le tre parole chiave prese a riferimento nel corso della difficilissima e vittoriosa campagna referendaria: libertà, partecipazione e credibilità?
L’Italia è un Paese ricco di storia, di bellezze artistiche e naturali. Ha un paesaggio tutelato da norme di rilevanza costituzionale. Ha tantissima gente laboriosa, generosa e geniale. Non si affaccia, ma vive nel cuore del Mediterraneo. È legata ai valori positivi della civiltà europea ed è uno dei Paesi fondatori dell’Europa. L’edificio della civiltà non può essere affidato ai costruttori di soffitte ignari della quantità e della qualità dei piani che caratterizzano l’edificio sottostante. Il metodo sperimentale obbliga a tenere conto delle esperienze positive e negative del passato.
Ciò significa che la credibilità degli individui e delle istituzioni passa attraverso la conservazione della memoria. Ecco perché bisogna dire no all’oblio e al “diritto all’oblio”, un diritto rivendicato per cancellare memoria storica ed etica della responsabilità. D’altronde, il genuino impegno politico è un cammino di libertà e di consapevole partecipazione attiva.
Sono consapevole che le parole possono essere pietre. Quelle di queste riflessioni non sono pietre lanciate contro qualcuno. Sono pietre da usare per costruire un ponte tra passato, presente e futuro.
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