Cover book "L’amore vince il male" di Giuseppe Cossari

“L’amore vince il male” di Giuseppe Cossari

Collana romanzo, PAV Edizioni 2022

Recensione di Antonio Pileggi

Ogni romanzo, una volta pubblicato, va al di là delle intenzioni dell’autore che lo abbia scritto. E può assumere una particolare importanza che va al di là del piacere della lettura di una narrazione.

Il libro di Giuseppe Cossari, che ha un titolo non particolarmente originale (“L’amore vince il male”) è molto importante per molti aspetti che emergono dai contenuti e dai significati (esemplari) del racconto. È molto importante soprattutto per il ritmo narrativo che attraversa un caso di studio per la scienza psichiatrica.

Sono (personalmente) abbastanza pessimista, alla stregua del pessimismo di leopardiana memoria, per dire che il male non sia frequentemente vincente. Il male vince spesso e non lascia traccia. Perché il male distrugge tutto, anche la memoria.

Quando, nelle poche volte che l’amore riesce a vincere il male, ne vale la pena scrivere un racconto e offrirlo non solo al piacere della lettura, ma soprattutto alla “cognizione del male”.

È ciò che fa lo scrittore Giuseppe Cossari, che prende in esame la cognizione del dolore (e del male). La cognizione del male è una delle più accattivanti esercitazioni che si possano fare nella filosofia e nella letteratura.

In letteratura ci sono mille e mille libri sulla cognizione del male.

Solo per fare un solo esempio, Gadda, nel suo libro “La cognizione del dolore”, ha approfondito questo tema del male inteso come dolore. Gadda, a proposito dell’intitolazione del suo libro, scrive: “Il titolo «La cognizione del dolore» è da interpretare alla lettera, cognizione è anche il procedimento conoscitivo del graduale avvicinamento ad una determinata nozione.”

Voglio subito fare un complimento allo scrittore Giuseppe Cossari che con questo suo libro è riuscito a descrivere una storia con lieto fine non consolatorio, ma utile perché indica la strada da seguire per raggiungere un esito felice.

Cossari, con rigore scientifico, affronta un caso di studio al “trattamento fenomenologico in psichiatria”. Un caso di studio analizzato secondo le più recenti analisi scientifiche in materia psichiatrica.

Non è cosa da poco. Infatti, il libro non è un racconto uscito dalla penna di un romanziere che faccia uso a casaccio della fantasia. Tutt’altro.

È stato costruito attraverso studi e/o consigli di autorevoli esperti di psichiatria citati nel libro (Sergio Sergi, Silvana Bonetti, Giuseppina Ingegno, Eugenio Borgna, Vittorino Andreoli).

Giuseppe Cossari ha anche fatto riferimento alla psicologa e saggista statunitense Kay Redfield Jamison per quanto ha scritto nel suo libro “Toccato dal fuoco” a proposito della “bella follia” che colpisce artisti e scrittori sofferenti di malattie psichiatriche.

La psicologia dei personaggi della letteratura è spesso caso di studio, ma non tutti gli scrittori hanno la capacità di restare ancorati a fenomeni idonei a diventare casi di studio.

Molti scrittori si lasciano prendere la mano dalla fantasia e non suscitano l’interesse degli studiosi.

Questo libro di Cossari, invece, si muove agilmente e con una scrittura accattivante, nel ginepraio della psicosi. La narrazione attraversa l’amore, i tradimenti, la grave malattia, le preghiere e la gioia. La gioia trovata, persa e poi ritrovata.

Il protagonista del romanzo, Luca, sullo sfondo storico degli anni della contestazione, quelli dl ’68 del secolo scorso, si innamora e resta vittima di un doppio tradimento: il tradimento della donna amata e il tradimento di un amico che gli “ruba” l’amata. Sprofonda nella malattia mentale e nei frequenti, in queste patologie, tragici interrogativi sul vivere o morire. Il percorso terapeutico è descritto con pregevoli pagine di letteratura. Trionfano, infine, la vita e l’amore, che vince il male.

Giuseppe Cossari, già dirigente del Ministero dell’Istruzione e dell’Università, è autore di diverse pubblicazioni giuridiche e istituzionali. È la prima volta che si cimenta in un romanzo.

È d’obbligo incoraggiarlo a continuare su questa strada. È una strada che sa percorrere perché sa intingere l’inchiostro in casi interessanti.


Antonio Pileggi