“Colonna” e “Broletto”
Il sodalizio milanese di Alberto Savinio e Carlo Peroni.
1933 – 1935.
di Rosita Tordi
Nota introduttiva
Nel dibattito culturale italiano degli anni Trenta circola la tesi secondo cui nella modernità la letteratura è in ritardo rispetto all’architettura e quindi è dovere dello scrittore guardare ad essa cercando di riprenderne, laddove è possibile, le modalità.
Emblematico un articolo di Massimo Bontempelli, sulla “Gazzetta del Popolo” di Torino del 30 giugno 1932, culminante nel motto: “edificare senza aggettivi, scrivere a pareti lisce”.
L’indirizzo architettonico di riferimento è quello razionalista, di matrice europea, che in Italia ha uno dei massimi referenti in Giuseppe Terragni.
Sulla stessa linea il gallerista e critico militante Pier Maria Bardi il quale decide di fondare a Milano, nel maggio 1933, la rivista “Quadrante”, a sostegno dell’architettura razionalista, affidandone a Bontempelli la direzione.
Nel dicembre dello stesso anno anche Alberto Savinio, al ritorno in Italia dal suo secondo soggiorno parigino, entra nel dibattito fondando, sempre a Milano, insieme al collezionista d’arte e gallerista Carlo Peroni, il mensile di letteratura e architettura “Colonna”, il cui obiettivo, diversamente da “Quadrante” è la totale apertura ai diversi schieramenti in campo, da quello piacentiniano a quello razionalista, senza scelte pregiudiziali.
Non è casuale che l’accusa prontamente mossa alla rivista sia la mancanza di linea e che nel giro di cinque fascicoli, dicembre 1933 – aprile 1934, l’esperienza di “Colonna” si chiuda.
Nel gennaio 1935 Savinio e Peroni decidono di fondare un nuovo mensile, “Broletto”, di cultura e turismo, con sede non più a Milano ma a Como, e questa volta la linea scelta è di privilegiare senz’altro la scuola razionalista che nella piccola città lombarda ha il suo centro propulsore attorno all’architetto Giuseppe Terragni.
Anche questa volta non mancano tuttavia tensioni e polemiche e nel giugno dello stesso anno Savinio rinuncia al suo ruolo di direttore.
Dopo una sospensione che si protrae per l’intera annata, le pubblicazioni riprendono nel gennaio 1937 con la direzione del solo Peroni il quale tuttavia nel dicembre 1938, in seguito alla promulgazione delle leggi razziali, decide di chiudere definitivamente l’esperienza della rivista comasca.
Non v’è dubbio che sia “Broletto” sia la precedente “Colonna”, seppure non definibili di fronda, seguono una linea non riconducibile tout court a un’area di rigida osservanza dei canoni estetici della cultura di regime: tratti distintivi il respiro internazionale e il riconoscimento della funzione fondamentale del referente architettonico nella definizione di un’estetica della modernità.
Di qui l’opportunità di riproporne integralmente i contributi più significativi, in particolare quelli di Alberto Savinio e, per l’ultima stagione di “Broletto”, quelli di Ezra Pound.
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