Riusciranno pochi abitanti del Pianeta di buona volontà a sottrarlo alle grinfie di poteri autoritari e antidemocratici?
La domanda posta nel titolo è di ordine mondiale ma i guai per l’Italia sono cominciati prima che altrove.
I danni che il “decennio nero”, quello compreso tra la prima delle leggi elettorali illiberali (denominata in latino maccheronico: Porcellum) e quelle successive (Italicum e Rosatellum) e racchiuso, più in particolare, tra l’ultimo governo del centro-destra e quelli d’incerta ortodossia politica, detti “tecnici” o del Presidente della Repubblica, e, quelli di centro-sinistra, per i cittadini italiani non sono ancora del tutto chiari.
Non si è compreso il processo autoritario e anti-democratico che da quella prima legge elettorale è stato messo in moto: un vero e proprio giro di vite senza fine, a causa del quale minoranze autoritarie, prese in mano le redini di governo del Paese, non intendono più mollarle. Come avviene nei regimi dittatoriali.
La caratteristica, infatti, di questo nuovo tipo di fascismo rispetto a quello tradizionale è di aver sostituito, nella gestione del potere, alla durezza la durata: lascia integre le libertà individuali (di pensiero, di riunione, di circolazione, di associazione, di fede religiosa e così via) e incide soltanto sul sistema elettorale, per non consentire un ricambio democratico.
Non a caso, sia il centro destra sia il centro sinistra, allo stato attuale entrambi con vocazioni autoritarie, si sono cimentati, nel corso del “decennio nero” nel proporre e imporre l’approvazione di leggi elettorali dirette a perpetuare il loro potere e a spogliare gli elettori di ogni libera facoltà di scegliere i propri rappresentanti, a un Parlamento, divenuto, dopo il Porcellum, la larva di se stesso e incapace persino di opporsi validamente all’uso abusivo del voto di fiducia per situazioni inappropriate e aberranti rispetto alle previsioni delle norme parlamentari.
Il giro di vite non ha ancora cessato la sua corsa esiziale.
Il 4 Marzo 2018 si voterà con una legge elettorale che è addirittura peggiore delle altre due che l’hanno preceduta e che sono state mandate al macero dalla Consulta.
La spirale del metodo fascista di mantenimento del potere non sembra offrire vie d’uscita.
Il ristabilimento degli equilibri politici corretto e rispettoso della volontà dei cittadini è diventato un obiettivo irraggiungibile. Ciò fa sì che il clima politico in Italia peggiori di giorno in giorno e che la situazione appaia ancora più grave e soprattutto più preoccupante di quella ereditata dal fascismo del Ventennio.
Difatti: all’epoca, la catastrofe bellica e la guerra civile successiva avevano spazzato via ogni residuo del passato regime autoritario.
Gran Bretagna e Stati Uniti d’America, poi, erano Paesi in cui la politica stava ancora nelle mani di uomini politici non asserviti al potere economico e finanziario (com’è stato, in epoca successiva, con i loro establishment, fino al momento della Brexit e dell’elezione di Donald Trump).
L’Italia era stata restituita alla democrazia e si era data una Costituzione e delle leggi elettorali che consentivano una larga partecipazione dei cittadini alla vita politica.
Alle votazioni del 4 marzo, invece, l’elettorato andrà con una legge che raccoglie i residui del fascismo riesumati e imposti al Paese dagli uomini politici del “decennio nero”, in nome di una pretestuosa “governabilità” che è andata e va solo a vantaggio di chi detiene le leve del potere.
L’opposizione, dal suo canto, è nelle mani di un movimento di protesta che spaventa i più pavidi Italiani (purtroppo in maggioranza) sia per il suo linguaggio originariamente truculento (anche se ora sta divenendo, in maniera poco convincente, addirittura mellifluo, con buona probabilità a causa della campagna elettorale) sia per la sua supponenza e mancanza di umiltà politica che ha impedito, sinora, ai cosiddetti “Pentastellati” di chiedere il sostegno di quei personaggi importanti della vita pubblica italiana che con il loro impegno di alta competenza e di riconosciuta professionalità hanno dato un notevole contributo per salvare il Paese dalla riforma costituzionale, del tutto illiberale di Renzi.
La sfiducia crescente nella politica e negli uomini che la praticano può avere effetti devastanti. Obbligati a subire le prepotenze di chi s’è impossessato subdolamente e con meccanismi elettorali truffaldini del potere, costretti a votare per candidati scelti dalle segreterie dei partiti e non da loro, gli elettori italiani sembrano orientati a far crescere a dismisura l’astensionismo, che favorisce solo i partiti al potere.
In uno scenario di palese “anti-democrazia” e di “autoritarismo” neppure tanto celato e strisciante ha ancora un senso parlare di principio del “favor voti” (altrimenti detto di salvaguardia del voto) e di obbligo morale di andare a votare?
O non è, invece, più opportuno che le persone competenti, fatte fuori da tutti i partiti e movimenti in campo con buffonesche “primarie” e “parlamentarie” di nessuna validità non solo giuridica ma logica e di buon senso, diano un palese segno di dissenso e si impegnino a studiare modalità di votazione diverse da quelle attuali, proponendole, per ciò che possa valere nell’attuale contesto?
Si tratterebbe, ovviamente, di un gesto puramente simbolico: avrebbe il valore di un manifesto di tutti i cittadini italiani che non vogliono adattarsi al destino di un Paese, che non ha equivalenti neppure in altre parti del globo più asservite all’autoritarismo.
Un Parlamento, eletto con il Rosatellum, non potrebbe certamente essere il miglior terreno di coltura per una tale inseminazione, compiuta utilizzando lo strumento della legge d’iniziativa popolare.
Agli estensori di un apprezzabile testo che già circola tra gli “addetti ai lavori” (si fa naturalmente, per dire, mai frase fatta fu più inappropriata di questa!) si può suggerire di aggiungere una norma che preveda per l’elettore la possibilità di sbarrare un’apposita casella prevista per il NO (id est: a tutto quanto proposto) da apporre nella scheda elettorale nonché altre disposizioni per il calcolo, oggi inesistente, dei voti negativi.
Un’ulteriore norma (ma qui entriamo veramente nel sogno a occhi aperti) dovrebbe sancire che, in caso di raggiungimento di una certa percentuale di No, s’imporrebbe la necessità di ripetere le votazioni, dichiarando nulle quelle effettuate.
Le idee per salvare la democrazia anche nel millennio della globalizzazione liberista e, come tale, illiberale vi possono essere, ma chi porrà mano a elle (come si chiede il Poeta)?
Articolo pubblicato su Rivoluzione Liberale
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